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La tragedia greca di Sofocle e la debolezza umana contemporanea dell’Alzheimer

19 Settembre 2023

Ieri a Vasto 27 Settembre 2023 rivisitazione di un’opera classica della drammaturgia greca. L’associazione Alzheimer Vasto Italia ha messo in scena la storia di Antigone e la piccolezza del re tiranno Creonte di fronte al fato

teatro avi ap

VASTO – Ieri sera 27 Settembre 2023 al Teatro Figlie della Croce è andato in scena lo spettacolo “Antigone…non lasciarmi da solo…”, con la regia di Patrizia Corvino. Una emozionante pièce teatrale, rivisitazione della tragedia greca di Sofocle, la seconda per il “Gruppo Teatro sperimentale della Torre”, anima culturale e ricreativa dell’associazione Alzheimer Vasto Italia (Avi), di cui fanno parte gli attori e la regista che ne è la vice presidente. Sul palco di via Madonna dell’Asilo hanno portato la drammaticità classica dell’antica Grecia perché «la tragedia coinvolge tutta la famiglia di un malato di Alzheimer», ha detto nel prologo la regista.

È stato facile immaginarsi di essere in un teatro greco ascoltando i passaggi corali e ammirando Patrizia D’Aloisio danzare magicamente al suono delle percussioni di Massimo Laporese e delle musiche originali di Pino PiazzollaLa tragedia greca si è vista tutta: dai copioni alla scenografia, dalle luci ai cambi di scena.

Antigone, figlia di Edipo, è una giovane donna determinata a dare degna sepoltura alla salma del fratello ribelle Polinice, nonostante le leggi del re della città di Tebe, Creonte, la vietino. Contro il parere della sorella Ismene, per due notti Antigone si reca davanti al cadavere per celebrare il rito funebre posando un po’ di terra su quel corpo inerme, finché non viene catturata dalla guardia e imprigionata viva in un sepolcro.

Una guardia insolita, quella interpretata da Giuseppe Di Spalatro, che recita in dialetto vastese. Uno stacco dal passato greco e una particolarità che la regista ha voluto fortemente per sottolineare la sperimentalità del gruppo teatrale. Si parte infatti dal V secolo avanti Cristo percorrendo un excursus temporale fino a giungere all’età contemporanea nella scelta dei costumi (anche per l’attualità della tragedia), della lingua dialettale (di un solo personaggio, però), di far interpretare lo stesso ruolo a diversi attori e della scena finale che fuoriesce dal palco per coinvolgere il pubblico, nel momento più emozionante in cui il re tiranno Creonte, privo degli affetti della moglie Euridice e del figlio Emone, si consegna agli spettatori come un uomo debole e impaurito.

«Se una persona è debole – ha sottolineato la regista – è da scartare, Invece, non ci accorgiamo che rappresenta una ricchezza enorme di conoscenza. La demenza – ha precisato, facendo riferimento all’Alzheimer – è una malattia aberrante», nella quale «nessun dolore ci è stato risparmiato» (Antigone) e «nulla sa fare contro le leggi umane» (Ismene).

Eschilo, drammaturgo greco, asseriva che «la sofferenza proviene dalla sapienza e dalla conoscenza», una delle due massime che Patrizia Corvino ha voluto ricordare prima della messa in scena. La seconda è quella che si poteva leggere a caratteri cubitali sul tempio di Apollo: «Conosci te stesso, indaga la verità che è in te stesso».

«I morti devono stare sotto terra e i vivi sopra. Dirai che sei malata, non parlare con nessuno e ti rinchiuderai nella tua stanza», suggerisce Creonte ad Antigone dopo la sua cattura. Lei però si ribella al re e futuro suocero (era infatti promessa sposa di suo figlio Emone), tanto da “costringerlo” a seppellirla viva in una grotta ottenendo la disperazione dell’amato figlio che muore suicida alla vista di Antigone appesa a un cappio.

«La vita è un bambino che gioca ai tuoi piedi. Mi disgustate tutti con la vostra felicità, siete orrendi», le ultime parole di Antigone prima della condanna voluta da Creonte: «Prendete questa ragazza e seppellitela viva. Datele da mangiare tanto da farla sopravvivere». «Ormai il suo unico scopo è morire», risponde il re al figlio Emone che la vuole liberare, quasi a giustificare il suo gesto che non basta all’amato per decidere di unirsi con lei nella morte. «E allora moriranno due persone», ribatte.

Finché sul palco non arriva Tiresia, magistralmente interpretata da Maria Antonietta Finamore, l’indovina voce degli dèi che presagisce la tragica fine di Creonte, circondandolo anche fisicamente con la sua carrozzina elettrica. «Per colpa tua la città è malata. Gli dèi non accettano più né sacrifici né preghiere. Tutti gli uomini possono sbagliare, ma chi lo ammette non sarà sventurato. Hai lasciato una sepolta viva in un sepolcro morto. E tutto sarà follia perché non vi è nulla di stabile nella vita degli uominiNessun mortale può sfuggire a ciò che il fato ha per lui stabilito. Tante sono le cose tremende ma ciò che è più orribile è l’umanità».

La pièce si è conclusa con gli applausi della platea e il mònito della regista che ha chiesto di recitare insieme una frase: «Abbiamo il coraggio di essere felici». Il ricavato dello spettacolo è andato in favore delle attività dell’associazione Alzheimer Vasto Italia.

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Regia e sceneggiatura di Patrizia Corvino

Musiche originali di Pino Piazzolla

Percussioni: Massimo Laporese

Danza e trucco: Patrizia D’Aloisio 

Attori: Alfio Barbagallo, Maurizio Baron, Antonio CardoneSara CarlucciMaria Antonietta Finamore, Daiana Mancini, Patrizia MilantoniGiuseppe Di Spalatro Antonella Scopa

Narrazione: Miriam Sartori

di Rossana Pagliaroli (rossana.pagliaroli@zonalocale.it)

Tags: associazione alzheimer vasto italiaGruppo Teatro sperimentale della Torre

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2 COMMENTI

Iolanda corvino

 11 giorni fa

Uno spettacolo emozionante. Complimenti a tutti. Grazie

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Rosaria Sabelli

 9 giorni fa

Ignoravo l’esistenza dell’associazione e sono stata felice di aver partecipato,sia per le fondamentali informazione sulla degenerante malattia che purtroppo visita sempre più persone che per la straordinaria bravura del gruppo nella rivisitazione di Antigone.Complimenti e grazie per aver speso bene il mio tempo.

 

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